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Chi era Nino Navarra?

NEL giugno del 1917 il sottotenente di fanteria Nino Navarra, nel tentativo di respingere col suo plotone un'irruzione austriaca tra le doline del Carso, cadeva sotto il fuoco nemico. Per Navarra, 32 anni, poeta, giornalista e intellettuale raffinatissimo, si chiudeva con una medaglia al valor militare un'avventura esistenziale di grande slancio e coerenza. A soli vent'anni, nel 1905, Nynì (come amava firmare le sue poesie) aveva pubblicato una deliziosa raccolta di sonetti, "L' annunciazione", che già nel titolo evoca il nome dell' autore di Alcyone. I consensi ricevuti dal mondo letterario lo avevano molto incoraggiato. Navarra aveva così lasciato la sua città natale, Alcamo, ed aveva cominciato a frequentare gli ambienti culturali romani, conoscendo D' Annunzio, suo modello e maestro, proprio negli anni in cui lo scrittore pescarese raggiungeva con il successo della "Figlia di Jorio" una piena consacrazione anche come drammaturgo. La vita sorrideva al giovane poeta siciliano che prese a collaborare con la rivista culturale "La scena illustrata" e con il periodico francese "Eclair". E a Parigi Navarra seguì per qualche tempo D' Annunzio, salito al ruolo di protagonista della vita culturale e mondana della capitale francese dopo una sequenza di clamorosi trionfi teatrali ("Il martirio di San Sebastiano" e "La Pisanelle ou la mort parfumée"). Lo stesso Navarra venne apprezzato per le sue qualità oratorie ed invitato a tenere una serie di conferenze su argomenti letterari. In questa veste sarà invitato anche in Germania ed in Brasile. Avrà così molte occasioni di presentare le sue liriche, unite idealmente tra loro da una grande forza espressiva, da una coerenza viva e spontanea, da una ricerca accurata di armonia e di musicalità «ora agile e svelta, ora lenta e grave». Spiegava Navarra nella prefazione della "Annunciazione"(di cui lo storico della letteratura e bibliofilo Dario Cocchiara ha riscoperto recentemente una rarissima copia della prima edizione): «Ho cercato di legare tutte le immagini del mio empito lirico a un' Immagine dominante, più alta e più spirituale, libera da ogni freno e da ogni costrizione, non cercata con uno sforzo artificioso, ma offertasi da sé come una cosa bella e purissima, sempre sorridente in fondo al mio pensiero». La vita, l' eroismo, il mito, l' amicizia, il senso religioso dell' esistenza, sono i motivi ispiratori delle sue liriche. In un breve saggio dedicato a Navarra "poeta soldato" dall' Accademia Lo Frutto (in occasione dell' intitolazione di una scuola media di Alcamo, nel 1950), il critico letterario Giuseppe Cottone osservava: «Il dannunzianesimo di Navarra è tutto nella sconfinata adorazione della Bellezza che fu in cima a tutti i suoi ideali. Dannunziano, quindi, non tanto per amore di contemporaneità né perché amico del D' Annunzio stesso, ma per una naturale e profonda affinità di temperamento. C' è anche in Navarra un equilibrio mirabile di vita e di sentimenti, un senso di misura nel godere che si direbbe di oraziana derivazione. Per questo e per la sincerità estetica a pieno conseguita Navarra, dannunziano, non conclude con il panismo di D' Annunzio né con il superomismo di Nietzsche». Rivolgendosi ad un amico, I nterventista convinto, Navarra era partito per il fronte due anni prima, sulla scia di quel "maggio radioso" così caro alla retorica dannunziana. «Beati i giovani affamati e assetati di gloria» aveva enfaticamente declamato il Vate nazionale sulle piazze d' Italia, e il siciliano Navarra ne aveva condiviso i suggestivi richiami a fare «una Patria più grande a prezzo di sangue e di gloria». A Gabriele D' Annunzio il giovane poeta era legato da un antico sodalizio arI (forse Guido, amico fraterno dal nome di dantesca memoria e ideale interlocutore) Navarra scriveva così: «Se leggendo queste poesie vedrai sorgere, nell' ombra della tua stanza, una sola immagine di Bellezza sorridi infinitamente, e sia il tuo sorriso un augurio in questo torbido evo». Ma alla vocazione poetica che canta la pienezza della vita con sensuale esuberanza («noi beviamo un aroma in ogni fiore/e spezziamo ogni giorno una catena») ed esalta l' eroismo e l' azione con enfasi cavalleresca («verrà doman l' eroe, avrà d' argento le armi») s' intreccia in Navarra una vena intimista e crepuscolare, che rimpiange la dolce quiete domestica trascorsa tra gli affetti famigliari negli anni più cari, che si strugge della solitudine, che avverte il presagio di una fine precoce. D' Annunzio, per così dire, lascia il posto a Gozzano, cui Nino Navarra si avvicina anche per il sentimento arcadico, per il culto della mitologia e dei lirici greci (Anacreonte, soprattutto), per l' idealizzazione dell' Ellade come patria dello spirito. Ideali, sogni, stati d' animo, malinconie si rincorrono così da una poesia all' altra, da una pagina all' altra. Ma un poeta di vent' anni, che sentiva dentro di sé il soffio vitale della creatività, non poteva chiudere la sua prima raccolta di versi che all' insegna della speranza: «Anima, sia la tua Fede più forte del Tempo (...) Anima, io ti lancio verso la Vita (...) Ora convien che io prepari a me stesso il mio futuro».

ERNESTO DI LORENZO

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